lunedì 31 marzo 2008

Recensione Ogni cosa è illuminata

Ciao a tutti! Come avrete visto il tempo per andare al cinema è poco, e ancora meno quello per scrivere articoli. Tuttavia ho deciso di non chiudere questo blog e di provare a dare un po' più di continuità ai miei post. In quest'occasione vorrei parlare di un film che ho visto in dvd durante il week-end; il titolo è "Ogni cosa è illuminata".

Dopo poche scene credevo di trovarmi di fronte ad un film noioso e poco interessante; mi sbagliavo. Dal momento in cui il protagonista parte per la sua ricerca il film decolla, non tanto nel ritmo quanto nell'interesse che suscita. Tra gli aspetti migliori del film ci sono:
i dialoghi dell'impossibile (causa lingue diverse) tra Safran e Alex, che nascondono tra le righe grandi verità;
la rappresentazione divertente, ironica, ma profonda, delle difficoltà nei rapporti tra popoli culturalmente diversi;
la comunicazione negata, difficile, quasi impossibile tra Alex e suo nonno
il rapporto tra i due ragazzi che, pur così diversi, imparano a conoscersi e a volersi bene

Ovviamente cito per ultima, ma non per importanza, la bravura del regista e degli sceneggiatori nell'affrontare il tema della Shoah, dei pregiudizi razziali e dell'antisemitismo in un modo così leggero e divertente, ma allo stesso tempo così profondo.


La trama (da Wikipedia): il giovane Jonathan Safran Foer (Elijah Wood) è un ebreo nato e vissuto negli Stati Uniti, di origine Ucraina. Essendo un "collezionista di ricordi di famiglia", decide di fare un viaggio in Ucraina per trovare il piccolo e sperduto villaggio, Trachimbrod, in cui visse suo nonno. Nel suo viaggio si affiderà a una guida locale (interpretato da Boris Leskin) e a suo nipote Alex (Eugene Hutz), suo coetaneo, che con il suo strano inglese, lo aiuterà seriamente nella sua rigida ricerca.